Dietro la spinta dei cittadini ma anche per volontà dello stesso Vicesindaco di Napoli, Raffaele Del Giudice, lo scorso giovedì 22 febbraio si è tenuto presso la stazione ferroviaria di Gianturco, nella sede di iBar Academy Italia, un incontro incentrato sulla questione dell’impianto per il  trattamento dei rifiuti che Comune di Napoli e la Regione Campania intendono realizzare a Napoli Est in via Domenico De Roberto nel quartiere Ponticelli. A causa della scarsa comunicazione istituzionale da parte di palazzo San Giacomo, ammessa dallo stesso Vicesindaco, il clima intorno al tema si sta surriscaldando non poco in questo periodo e l’incontro di giovedì era finalizzato a far chiarezza: “Non dobbiamo convincere nessuno” dice Carmine Stabile, consigliere della IV Municipalità presentando il Vicesindaco ai cittadini intervenuti.

incontro

Del Giudice prova a spazzar via ogni ombra sul tipo di impianto che si intende realizzare e a far chiarezza sul come si sia giunti a localizzare l’impianto di Napoli Est proprio a Ponticelli. Gli impianti, spiega, non li fa il Comune ma la Regione. Il Comune ha aderito a un bando regionale per la realizzazione di tre impianti da fare in città e ha proposto via De Roberto perché l’area risponde ai requisiti richiesti del bando regionale: è di proprietà Regionale e si trova in “zona industriale”. Non c’è nessuna volontà, sottolinea il Vicesindaco, a penalizzare un’area piuttosto che un’altra o a trattare i cittadini della zona est come cittadini di serie B.  Il piano regionale prevedeva la realizzazione di tre inceneritori. Oggi questo piano è saltato grazie anche al fatto che, sostiene Del Giudice, è iniziata a girare la voce che i produttori di energia derivante da impianti di incenerimento non riceveranno più il CIP6: un’aliquota presente da una decina di anni nelle nostre bollette e che doveva invece servire a incentivare solo la produzione da fonti di energia rinnovabili e non chi produce energia attraverso l’incenerimento. Questo ha reso meno “interessante” realizzare gli inceneritori, tuttavia, nel piano della Regione Campania resta la possibilità di realizzare quello di Napoli Est, proprio in via De Roberto. Proponendo quell’area come luogo in cui costruire un impianto di compostaggio, sottolinea il Vicesindaco, abbiamo scongiurato la realizzazione dell’inceneritore.

Sembra quasi che il Vicesindaco voglia avvertire i cittadini che se salterà l’impianto di compostaggio ipotizzato dal Comune, l’area est potrebbe vedere realizzato sul suo territorio un inceneritore.

Le altre due aree in cui il Comune intende installare gli altri impianti di compostaggio sono: quella di Scampia insieme al carcere di Secondigliano dove è stata realizzata una piattaforma di cemento e un’area a Nord di Napoli ancora da definire. Oltre a questi impianti il Comune ha già ordinato 15 compostiere da 120 tonnellate ciascuna che saranno installate in tutti i parchi della città.

Rispondendo alla preoccupazione dei cittadini di vedersi arrivare a Ponticelli decine e decine di camion provenienti da tutta la città, il Vicesindaco specifica che l’impianto previsto a Ponticelli, cosi come gli altri due, sarà un “impianto di distretto”, questo vuol dire, spiega Del Giudice, che a Ponticelli si tratterà solo l’umido del distretto orientale di Napoli: parliamo di non più di sette camion al giorno.

Oltre al trattamento della frazione umida il Comune ha pensato di chiedere alla Regione anche il finanziamento per un impianto di trattamento delle acque di falda (TAF) e un impianto per la raccolta differenziata da fare con la cosiddetta “selezione manuale”. Queste ovviamente, specifica il Vicesindaco, sono ipotesi concordate con la Regione che si è detta disponibile alla realizzazione di questi impianti salvo verificare la disponibilità dei fondi. Di fatto, un altro aspetto che Del Giudice sottolinea, è che allo stato attuale non esiste ancora un progetto dell’impianto ma solo uno studio di fattibilità.

Ad oggi il Comune ha avviato il bando per affidare la progettazione degli impianti attraverso una gara che terrà in considerazione non solo l’aspetto economico delle offerte presentate, ma soprattutto quello tecnico. Nel bando di gara per l’affidamento della progettazione degli impianti, difatti, sono stati inseriti parametri volti a valutare le capacità tecniche dei partecipanti e, sottolinea il Vicesindaco abbiamo indicato precisi paletti al tipo di impianto: “abbiamo inserito una clausola: se nell’impianto non entra l’umido di cucina, l’impianto si autoblocca e che quello che esce (dall’impianto) è affidato a un comitato civico di controllo fatto da cittadini medici, chimici, scienziati […] abbiamo previsto che nel comitato di gestione ci siano i cittadini che possono entrare nell’impianto”.

Sottopongo personalmente al Vicesindaco la questione della qualità del compost prodotto. Gli faccio notare che stando a quanto riportato sul sito dei Verdi di Manduria in Puglia, dove si voleva realizzare la stessa tipologia di impianto, questi avevano definito il prodotto finale qualcosa che non era corretto definire compost ma che sarebbe stato più opportuno definire digestato, un prodotto che a quanto riportato in quel sito sarebbe sconsigliato utilizzare sia come ammendante per bonificare aree inquinate sia come fertilizzante per l’agricoltura.

Del Giudice va come un treno sulla questione : “il digestato è la stessa cosa dell’impianto di compostaggio”. Poi, quasi a sminuire la fonte da me indicata dice “Il sito dei verdi ha ricevuto,penso, 400 querele” e spiega che tutto quello che uscirà dall’impianto sarà passato al vaglio del C.I.C., il consorzio italiano compostatori a cui è stata chiesta la disponibilità di certificare tutto il compost che verrà prodotto dagli impianti cittadini.

In merito all’ecodistretto inizialmente previsto nell’impianto di Ponticelli specifica che è stato eliminato dal progetto, non per le proteste dei consiglieri municipali che lo scorso dicembre si erano recati a via Verdi per chiedere di essere ascoltati sulla questione, ma, spiega Del Giudice, l’ecodistertto è stato stralciato perché “sono cambiati i piani della Regione” che ha individuato un’altra area al fianco dello STIR di Giugliano.

ecodistretto

Riguardo alla produzione di biogas, Del Giudice specifica che non ci sarà nessun impianto che brucerà nell’aria il gas prodotto che, evidenzia il Vicesindaco, è comunissimo gas da cucina, sarà utilizzato per far comminare i camion di ASIA o sarà immesso nella rete per alimentare i consumi domestici. Non sarà portato nel porto né verranno realizzati depositi di gas, nemmeno galleggianti, al largo del porto di Napoli.

Sollecitato da una mia domanda sull’esistenza di un interesse del Comune nella produzione di gas anche in virtù dello scarso impegno da parte di questa amministrazione nel fare attuare la previsione di delocalizzare i depositi petroliferi presenti nel porto di Napoli, come previsto dal PRG, Del Giudice risponde che il Comune di Napoli non ha alcun interesse nella produzione di gas e sottolinea che se dipendesse da lui la fase di produzione di gas si potrebbe anche eliminare poi aggiunge “… il porto non è nostro, non abbiamo competenze. Possiamo solo chiedere e, se ci fanno un piacere, ottenere. I porti fanno parte del piano strategico nazionale. Decidono loro come, quando e dove muoversi.”

porto

Questa affermazione mi lascia alquanto perplesso: solo il giorno prima la maggioranza arancione guidata dal Sindaco è andata a Roma a chiedere al Governo la cancellazione del debito e non è in grado di far rispettare una legge, il PRG, in casa sua? Se davvero il Comune non ha un ruolo nella questione porto come mai il PRG fa previsioni su quell’area?

Un’altra questione su cui il Vicesindaco si sofferma sono le bonifiche. Spiega Del Giudice che le bonifiche per l’area est di Napoli sono partite da tempo: la Q8 ha smantellato parte dei suoi depositi e nell’area dove sorgeva l’ex ICMI sono stati messi a gara i lavori per la bonifica e la realizzazione di un grande polmone verde ma questo, lamenta Del Giudice, è qualcosa che nessuno racconta ai cittadini.

Si infervora il Vicesindaco nel rispondere, poi, al mio invito a non commettere l’errore commesso per Bagnoli dove si sono buttati denari pubblici per una bonifica tutta da rifare. Quella bonifica non l’abbiamo fatta noi, chiosa il Vicesindaco.

Bagnoli come Napoli est è un SIN, sito di interesse nazionale, la bonifica spetta allo stato non al Comune e come per Bagnoli la bonifica deve farla la SOGESID che è uno strumento in house del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) e del Ministero delle Infrastrutture (MIT) e si configura come società di supporto tecnico delle strutture regionali/locali attraverso azioni ed interventi che concorrono da un lato ad avviare a soluzione le criticità ambientali (bonifiche, emergenza e gestione rifiuti, dissesti idrogeologici ecc.) e dall’altro ad utilizzare, in modo idoneo ed efficace, i fondi strutturali nazionali e comunitari, evitando così il rischio “definanziamento”.

Per Napoli est ho convocato la SOGESID che, evidenzia il Vicesindaco, “non è stata mai interpellata da nessuno”. Abbiamo potuto convocarla grazie a un’ordinanza fatta dal Sindaco Luigi de Magistris in base alla quale “chi sbaglia paga” e che, sottolinea Del Giudice, è venuta prima della stessa legge sugli ecoreati. Grazie a quella delibera e alla disponibilità della SOGESID oggi esiste un tavolo tecnico permanente a cui io, sottolinea Del Giudice, vengo invitato ogni due mesi. Abbiamo quindi contezza dello stato di avanzamento delle bonifiche avviate a Napoli est e abbiamo chiesto di effettuare una serie di verifiche e carotaggi a garanzia del buon esito delle operazioni di bonifica.

Infine, si affronta la questione della convenienza e dell’utilità di questo tipo di impianto.

Nel rispondere alla domanda del collaboratore de Il Mattino, Alessandro Bottone, autore dell’articolo pubblicato su Il Mattino, che chiedeva se con i livelli di raccolta differenziata in città fermi al 31% si fosse in grado di alimentare l’impianto di Napoli est, Del Giudice è chiaro: “se non ci sta l’umido amma jettat e sord”. Poi spiega che la media della raccolta differenziata in zona è al 40%, media in cui però è compreso anche il multimateriale. La media dell’umido è bassa. Siamo, stima il Vicesindaco, attorno al 16% anche se, come certificano gli impianti in cui ora si conferisce l’umido raccolto in città è di ottima qualità.

umido

Questo tipo di impianti, chiarisce il Vicesindaco, riescono a pareggiare i costi di gestione se superano le 56mila tonnellate di materiale trattato. Nel nostro caso non è cosi: l’impianto di Napoli est, che è un impianto di distretto e che quindi lavorerà solo l’umido del distretto orientale, tratterà 30mila tonnellate di umido all’anno.

Questo impianto, quindi, non sarebbe un investimento conveniente: le spese di esercizio sarebbero superiore ai guadagni. Spiega Del Giudice, quando i tre impianti previsti in città andranno a regime la scarsa competitività economica di questi impianti sarà compensata dal minor costo che il Comune di Napoli dovrà sostenere per portare in altri impianti fuori regione il nostro umido.

Spiega Del Giudice, la scarsa competitività dei tre impianti previsti in città sarà compensata dal minor costo che il Comune di Napoli attualmente sostiene per portare fuori regione il nostro umido. Questo avverrà solo quando tutti e tre gli impianti andranno a regime. Esiste un piano industriale che prevede di raggiungere l’obiettivo in tre anni.

All’incontro era presente anche Pasquale Leone in rappresentanza di Zeta una rete di oltre 20 realtà, associazioni, comitati e singoli che operano nella periferia est di Napoli. Leone ha invitato il Vicesindaco a prendere parte a un prossimo incontro sul tema del sito di compostaggio che si terrà il prossimo 10 marzo a Ponticelli, probabilmente nella parrocchia in zona “Felaco”.

 

 

 

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